vv.aa. (David Bowie)

Life Beyond Mars - Bowie Covered, 2008; voto: 5 su 10.

Dopo un disco di cover dedicato ai Radiohead, l'etichetta Rapster ripete la formula con David Bowie. Ma stavolta, sarà la difficoltà della materia (Bowie è sempre al confine tra il genio e la spazzatura), il disco funziona male, e solo un paio di brani si salvano dal grigiume generale.

2562

Aerial, 2008; voto: 6 su 10.

Dub. Estesamente, elettronicamente dub. Dubstep, anzi, ma meno oscuro, più vispo e a momenti allegro. Ma lento e noioso, un po' troppo.

Soulwax

Most Of The Remixes..., 2007; voto: 7 su 10.

Doppio disco, che raccoglie i remix eseguiti dai Soulwax per altri. Robuste iniezioni di rock e dance ed elettronica rendono i brani, più o meno famosi, quasi sempre più divertenti degli originali. Il secondo disco, poi, remiscela ulteriormente il tutto in una sessione musicale molto energetica e danzereccia. Piacevolissimo. Divertente anche la copertina.

Sonar Kollektiv Orchester

Guaranteed Niceness, 2008; voto: 5 su 10.

L'idea è di celebrare i dieci anni dell'etichetta gestita dai Jazzanova con una specie di supergruppo che rilegge in chiave jazz brani classici dell'etichetta stessa. Quel che ne viene fuori è una cosa veramente leggera e noiosa, che si poteva evitare tranquillamente.

Singer

Unhistories, 2008; voto: 6 su 10.

Due ex US Maple suonano molto artistici, molto rock, piuttosto post, con richiami jazz e voci sparse. Si sente estesamente lo sforzo compositivo, ma la freddezza del tutto non riesce a coinvolgere.

Roland Appel

Talk To Your Angel, 2008; voto: 5 su 10.

Ex Truby Trio, quindi nel giro Sonar Kollektiv, questo è un disco di brani elettornici, non particolarmente originali e neppure tanto divertenti, basi elettroniche talvolta electro, con voce monocorde.

Ultraviolet Makes Me Sick

Stuck in the room full of mirrors, 2008; voto: 7 su 10.

Erano un gruppo post-rock. Lo sono ancora, a quattro anni di distanza dal disco precedente. Ma sono anche qualcosa di più, e di diverso, con le canzoni, e le voci, e la psichedelica, ed il folk, ed i suoni liquidi. Insomma, un buon disco, che mostra come ci si possa muovere mantenendosi ad alto livello.

The Chap

Mega Breakfast, 2008; voto: 6 su 10.

Un disco breve e strano. Tra rock, wave e synth-pop, e funk alla Talking Heads, sonorità digitali e coretti insulsi, ci sono alcune cose interessanti, ed altre irritanti. Certo spiazzante, certo originale, ma mi lascia un po' perplesso.

Port-Royal

Flared Up - Remixes, 2008; voto: 7 su 10.

Qualche tempo fa era invalso l'uso di pubblicare un disco e di farlo seguire da una versione di tutti remix. A prima vista, lo fanno anche i Port-Royal, buona band italiana di post-rock ed elettronica. Poi ti accorgi che il disco remixato non è quello ultimo, ma il loro primo... L'operazione quindi è un po' diversa dal solito, ma i remix seguono il percorso classico, riuscendo a calcare la mano su alcune componenti, enfatizzando le componenti predilette di ciascun remixatore. Buono il risultato, come buono era il punto di partenza.

Sigur Rós

með suð í eyrum við spilum endalaust, 2008; voto: 6 su 10.

Disco onesto ma non meraviglioso, questo. Ci sono i soliti brani progressivi e melodici, le voci sembrano più comprensibili e meno vaghe, ma qualcosa nell'insieme non ricrea la magia cui si era abituati.

Maja S.K. Ratkje

River Mouth Echoes, 2008; voto: 6 su 10.

Un disco difficile, che raccoglie le composizioni degli ultimi dieci anni di questa artista norvegese. A tratti ricorda la migliore classica contemporanea, con questi ensemble acustici e vociali disturbati da suoni non necessariamente elettronici. Altre volte, invece, troppa confusione e poco filo logico.

Chemical Brothers

Brotherhood, 2008; voto: 4 su 10.

No, non c'è proprio bisogno di un altro greatest hits dei Chemical Borthers, col solito inedito per attirare i completisti. Nemmeno se a corredo è presente un disco con le versioni prototipali di molti brani famosi. Inutile.

Santogold

Santogold, 2008; voto: 6 su 10.

Strana bestia di disco: ascoltandolo, la voce non si capisce da che parte sta. Hip-hop nero, no anzi, pop bianco, no funk indiano (vedi M.I.A.), soul bastardo. Alla fine si scopre che lei è americana, produce e canta, ma sopratutto diverte senza troppo impegno.

Pyramids

Pyramids, 2008; voto: 7 su 10.

Accozzaglia bizzarra di suoni diseguali, detto così sembrerebbe un pasticcio. L'inizio è Sigur Ros, ma poi ci sono chitarre rumorose, cavalcate progressive, rumore shoegazing ed altro. Alla fine, piace per la varietà (nonostante la lunga parte dei remix) e l'ardire.

Nada

Live stazione Birra, 2007; voto: 7 su 10.

La seconda giovinezza di Nada (che forse non ha mai lasciato la prima) si concretizza in un live raccolta (con due inediti in apertura e chiusura) in cui riproduce repertorio classico e moderno. Buona resa, nulla di eccezionale, ma l'ascolto rende pienamente il suo spirito combattivo.

Yellow6

when the leaves fall like snow, 2008; voto: 5 su 10.

La produzione di Yellow6 è sempre abbondante, anche se nei dischi precedenti la qualità rimaneva alta. Non è invece il caso di questo momumentale doppio disco, di ambient stretta, piuttosto noiosa, che si fa una gran fatica a finire.

Venetian Snares

Detrimentalist, 2008; voto: 6 su 10.

Il classico Venetian Snares. Ritmi furibondi, frattali, spezzati e ricomposti, qualche melodia in sottofondo a confondere le acque. C'è perfino qualche tentativo di canzone. Nella normalità, insomma, forse troppo.