megaphone - Maggio 2005

Mer 25 Mag 2005
Mer 18 Mag 2005
Mer 11 Mag 2005
Mer 04 Mag 2005

Mercoledì 25 Maggio
Luca

The Go! Team,

Vik,

Intervista: Vik,

Sleater Kinney,

the Cure,

Bauhaus,

Dead Can Dance,

Meganet: Keplar per Starving but Happy, con Washer Zimmer and the guitar People, Pantasz e Mui,

Paolo Benvegnù,

Blackfield.

Mercoledì 18 Maggio
Leonardo

Athlete,

13 + God,

Tara King Th,

Ulan Bator,

Intervista: Ulan Bator,

Camille,

Gorillaz,

Nicolette,

Anneli Dreker,

M.I.A.,

Mu,

Supersystem,

Abe Duque,

String theory,

Kraftwerk,

Meganet: The London Apartments,

Dead Can Dance.

Mercoledì 11 Maggio
Leonardo

Ginevra di Marco,

Marina Rei,

Piccolo - Sato - Gemma: Expedition,

Intervista: Steve Piccolo, Gak Sato,

Dzihan and Kamien,

M.I.A.,

Fisherspooner,

Supersystem,

Mu,

Meganet: proswell,

the Gasman,

Sergio Wow,

Triphonic,

Scuola Furano,

Out Hud.

Mercoledì 4 Maggio
Luca

Ludovico Einaudi,

Arturo Stàlteri,

Intervista: Arturo Stàlteri.

Craig Armstrong,

Tara King Th,

Maximilian Hecker,

Athlete,

Emiliana Torrini,

Meganet: to_potlach: mp3 made in Torino,

Telegram,

Lucenera,

Afterhours,

A Frames,

The Thermals,

Alec Empire,

Vik.

Mercoledì 25 Maggio

Intervista: Vik, in formato real audio (sono circa 14 minuti). Per ascoltarla, chiedila via mail.

Mercoledì 11 Maggio

Intervista: Steve Piccolo e Gak Sato per Expedition, in formato real audio (sono circa 27 minuti). Per ascoltarla, chiedila via mail.

Sabato 30 Aprile

Intervista: Ulan Bator, in formato real audio (sono circa 16 minuti). Per ascoltarla, chiedila via mail.

Martedì 31 Maggio

Nine Inch Nails

With Teeth, 2005; voto: 3 su 5.

Un disco dignitoso, che senza cercare nuove strade, ed anzi ammorbidendo (parola strana da usare in questo caso) il proprio suono, ripropone i temi cari a Trent Reznor. Adatto per lunghi viaggi in auto nella notte.

Lunedì 30 Maggio

Morrissey

Live at Earls Court, 2005; voto: 2 su 5.

È ormai ridotto ad una caricatura di se stesso. Benché il disco del rientro fosse passabile, questo live invece mostra una voce imbolsita che rilegge, cercando di renderli attuali (ammesso che la cosa abbia un senso) i vecchi brani degli Smith. Perdibile.

Monoceros

When I Was A Child I Wanted To Be An Astronaut, 2005; voto: 4 su 5.

Siamo nel pieno del genere: tappeti elettronici delicati e glitch qui e lì a disturbare. Però la resa appare interessante e piacevole.

Domenica 29 Maggio

Dining Rooms

Experiments in Ambient Soul, 2005; voto: 3 su 5.

Come promette il titolo, una raccolta di canzoni sul solco dei Dining Rooms, con un pizzico di soul in più; canzoni più canzoni, vari ospiti alla voce, un disco più tranquillo. Forse un po' troppo tranquillo.

Silhouette Brown

Silhouette Brown, 2005; voto: 2 su 5.

Se penso che dietro il nome ci sono Kaidi Tatham (Bugz in the Attik) e Dego Mcfarlane (4 Hero), ovvero due grandi vecchi del drum'n'bass e del breakbeat, stupisce ancor più la bruttezza del disco, o meglio, la sua insignificanza. La buona voce della cantente nulla può contro la pochezza della musica, già sentita, già masticata, noiosa.

Pearl Jam

Lost Dog, 2003; voto: 2 su 5.

Doppio Cd che raccoglie rimasugli e b-sides. E si sente.

Nista Nije Nista

Nee Niemals Nicht, 2004; voto: 3 su 5.

Quattro fanciulle di varia provenienza producono questo disco piuttosto difficile, non bello, ma denso di esperimenti; nulla di particolarmente avanzato od oltraggioso, ma comunque interessante.

Sabato 28 Maggio

Alva Noto and Ryuichi Sakamoto

Insen, 2005; voto: 3 su 5.

Vrion, 2002; voto: 3 su 5.

La cosa funziona più o meno così: Sakamoto ogni tanto suona qualche nota sul piano, e nel frattempo Noto tesse suoni elettronici ai limiti dell'udibilità. Detto così, sembrano opere inascoltabili (ed in effetti in certi momenti si ha l'effetto cd-che-salta), però poi, a mente fredda, si tratta di ambient nel senso più rigoroso del termine. Non li consiglierei al neofita, ma un loro senso questi due dischi lo hanno.

Plantlife

The Return of Jack Splash, 2004; voto: 2 su 5.

Disco celebrato come il ritorno del funk; a vedere la notizia stampa, tutti sono entusiasti. Beh, il funk c'è (compreso un irritante falsetto), ma non ne impazzivo allora, e non impazzisco adesso. E poi, a ben guardare, tanto tanto funk non c'è.

James Blackshaw

Lost prayers & motionless dances, 2004; voto: 3 su 5.

Si presenta come un unico brano di oltre mezz'ora; e comincia talmente basso che ho dovuto controllare di aver premuto play. Poi è tutto uno strumentale, che si vivacizza un po'; chitarra, fondamentalmente, ma anche qualcos'altro, per un disco che è un bel viaggio shoegaze, con momenti alla GYBE.

I-Wolf

i-wolf and burdy meet the babylonians, 2004; voto: 3 su 5.

Soul Strata, 2003; voto: 2 su 5.

Il tizio è parte dei Sofa Surfers, ovvero la versione meno cool della battuta bassa. Perù nel suo primo disco accentua il versante hip-hop senza infamia ma pochissima lode. Nel secondo si migliora un po', aumenta la quantità di idee e di influenze sparse, e raggiunge un interesse decente.

Paolo Benvegnù

Cerchi nell'acqua ep, 2005; voto: 3 su 5.

Un EP con la ripresa di una canzone del disco ed altri brani inediti, tra cui una cover dei Tuxedomoon (già sentita coi Novelle Vague...). Godibile, ma nulla aggunge alla bellezza dei piccoli fragilissimi film.

Vik

Welcome, 2005; voto: 3 su 5.

Pur essendo del sano rock, cattivo quanto basta con voce femminile sopra, si allontana abbastanza dal modello Garbage per avvicinarsi più ai Curve (per chi se li ricorda). Alla fine un risultato onesto. Ed il fatto che lei sia italiana non cambia il giudizio di una virgola.

Venerdì 27 Maggio

David Sylvian

The Good Son Vs The Only Daughter, 2005; voto: 4 su 5.

Ho già avuto modo di criticare pesantemente l'abitudine commerciale di far seguire un disco di remix ad un disco ufficiale. Ci prova anche David Sylvian, con brani presi da Blemish. E le canzoni (via, chiamiamole così) cambiano vita, diventano più astratte, più colte, con echi di classica contemporanea. Non direi un disco migliore o peggiore, ma semplicemente ed imprevedibilmente diverso.

Nils Petter Molvær

Streamer, 2004; voto: 3 su 5.

Ecco, finalmente, direbbe qualcuno, il disco live di NPM. Non è che ne sentissi il bisogno, però è sempre piacevole ascoltare i suoni del jazz imbastarditi in modo non banale con l'elettronica. Piacevole ma non indispensabile.

Giovedì 26 Maggio

Marsen Jules

Herbstlaub, 2005; voto: 4 su 5.

Ambient, di quello spesso, roba buona. C'è sicuramente l'influenza precisa del Brian Eno d'annata, c'è la consapevolezza di non insistere troppo sulla rarefazione per evitare il pericolo noia. Con questo non intendo dire che è ambient briosa, ma certo, si segue facile, e bene, intriga, si segue, interessa, contraddice, insomma, l'essenza della ambient.

Mercoledì 25 Maggio

Hood

Outside Closer, 2005; voto: 3 su 5.

C'è un po' di tutto dentro questo disco: Post-rock e indietronica, certo, pop e finanche hip-hop, shoegazing, psichedelia. Il rischio in questi casi è che troppi ingredienti rovinino la zuppa; non è questo il caso. Ma l'operazione non è neppure completamente riuscita. Insomma, un disco dignitoso, ma non eccezionale.

Martedì 24 Maggio

Donna Regina

Late, 2003; voto: 3 su 5.

Una versione meno estrema dei Lali Puna; ovvero canzoni pop con arrangiamenti minimali. Li avrei liquidati in poche righe, se non fosse che sono in giro dal 1992. Qui bisogna approfondire...

Lunedì 23 Maggio

Jens Leckman

When I Said I wanted To Be Your Dog, 2004; voto: 2 su 5.

Non sempre dai paesi nordici arriva roba buona. Questo tizio è il solito crooner un po' lamentoso che cerca di farsi notare con la sua sola voce ed attidutine. Ma non ci riesce.

Domenica 22 Maggio

Tre allegri ragazzi morti

Il Sogno Del Gorilla Bianco, 2004; voto: 3 su 5.

Canzoni da tre minuti, pronti via, a metà strada tra il punk ed rock, chitarre e voce a raccontare storie non banali. Tutto qui. Ma fatto onestamente e decentemente. Un plauso, anche se non nel mio genere.

Munk

Aperitivo, 2004; voto: 2 su 5.

Un po' strambo questo disco, tra derive lounge, dialoghi campionati in italiano, punk-funk (c'è anche Murphy degli LCD Soundsystem), e poi la solita messe di chitarre allegre, elettronica dance e tutto quello che volete. Ma alla fine rimane poco nella testa.

Mark Lanegan

Bubblegum, 2004; voto: 3 su 5.

Folk-blues e rock, in brani diversi e mescolati tra loro, una buona voce a supporto. Non è male questo disco, nel suo genere.

Sabato 21 Maggio

Simple Mind

Silver Box, 2004; voto: 2 su 5.

Cinque dischi che raccontano la storia dei Simple Minds, attraverso rarità, inediti e brani dal vivo (e c'è anche il disco "perduto" del 1999). Sentiti in ordine cronologico, si passa dalla crudezza degli esordi (il primo disco), alla bellezza dell'apice (il secondo disco), alla virata pop, eccessimante simile agli U2, progressiva nei restanti tre dischi. Alla fine, restano sono una manciata di brani, e tutto il resto è piuttosto noioso.

Venerdì 20 Maggio

Fisherspooner

Odiseey, 2005; voto: 2 su 5.

Sono stati i pionieri dell'electroclash; adesso, passato l'effetto sorpresa, abbiamo un dischetto che perde molto mordente, diventando una dance piuttosto annacquata e senza troppo distinguersi.

Giovedì 19 Maggio

Lucky Pierre

Touchpool, 2005; voto: 3 su 5.

Si tratta di uno dei due Arap Strap, alla sua seconda prova solista. Non è malaccio, manca un po' di mordente, ma ci sono un paio di brani che van bene per qualche buon viaggio lucido.

Gorillaz

Demon Days, 2005; voto: 2 su 5.

Più che brutto, che poi tanto brutto non è, è inadeguato. Atteso come grande evento, poi alla fine si rivela un onesto disco di musica più o meno allegrotta, composta da professionisti. E nulla più.

Mercoledì 18 Maggio

Hymie's basement

Hymie's basement, 2004; voto: 4 su 5.

Sghembi, lo sono parecchio; abbiamo musica che sembra indietronica, sembra pop, sembra indie rock, sembra suonato male, sembra. Ma poi lo ascolti meglio e ti ricredi. Divertenti e piacevoli. Cerchi di capire meglio chi sono, e scopri che sono in due, uno fa musica anche come Fog, e l'altro è dei clouddead. E ti spieghi molte cose.

I'm not a gun

Our Lives On Wednesdays, 2004; voto: 4 su 5.

Niente di eccezionale, post-rock con qualche elettronica a disturbare e ravvivare qui e lì ; semplice, pulito, e piacevole.

Martedì 17 Maggio

Iron and Wine

Woman King, 2005; voto: 3 su 5.

Qui Sam Bean, titolare della sigla, abbandona leggermente il suo folk acustico e voce calda per aggiungere qualche strumento ed alche qualche altra voce. Un brodino caldo, defatigante.

Katie Buckhaven

Katie Buckhaven, 2004; voto: 3 su 5.

Non è che sia un brutto disco; è che ormai le leggiadre voci femminili che cantano su scarni arrangiamenti acustici hanno saturato il mercato. E non si capisce perché questa dovrebbe spuntare sopra le altre.

Lunedì 16 Maggio

Jeff Mills

Exhibitionist, 2004; voto: 1 su 5.

Sarà anche uno degli dei mondiali della techno, ma questo disco annoia parecchio.

iamx

Kiss + Swallow, 2005; voto: 2 su 5.

Una volta lavorava negli Sneaker Pimps. Questo suo album solista è una sorta di scopiazzatura dei Depeche Mode, elettro-pop, forse un po' meno allegro, ma con synth che girano ovunque ed ammorbano un suono già sentito.

Dizzee Rascal

Showtime, 2004; voto: 1 su 5.

Sarò politicamente scorretto: per me, tutti questi rapper, sono come i cinesi. Sono tanti, e poco distinguibili l'uno dall'altro.

Domenica 15 Maggio

Face Tomorrow

The closer you get, 2004; voto: 2 su 5.

Pigliamo i Radiohead, o meglio Coldplay e Muse, e induriamoli un bel po' con robuste iniezioni di punk e metal. Ecco i Face Tomorrow. Che annoiano, e parecchio, e non arrivano nemmeno vicino agli originali.

Daniele Luttazzi

Money for Dope, 2005; voto: 3 su 5.

Daniele Luttazzi, nonostante l'ostracismo televiso, dovrebbe essere piuttosto conosciuto come comico (roba del tipo: o lo si ama o lo si odia). Qui raccoglie dieci sue canzoni tra il 79 e il 2003, tra il jazz e il pop, tra il crooner e il cantuautorato. Non sono male.

The Cure

Seventeen Seconds, Deluxe Edition 2005; voto: 4 su 5.

Faith, Deluxe Edition 2005; voto: 4 su 5.

Pornography, Deluxe Edition 2005; voto: 5 su 5.

Accennato alla semplice immensità di questa trilogia alla prima edizione, abbiamo qui le versioni deluxe, con un cd aggiuntivo per ciascuna uscita. Ci sono alcune versioni imbrazzanti per il suono, altre canzoni imbarazzanti di per se stesse, ma ci sono anche alcune preziose versioni live, altri demo (molti perdibili senza problemi) ed alcune rarità (un paio di brani per colonne sonore). Ma la cosa più bella è che, riascoltati oggi, i dischi non perdono l'impatto originale. Sopra tutti, una Charlotte Sometines su Faith e A Forest Live su Seventeen.

Sabato 14 Maggio

Death From Above 1979

You're a Woman, I'ma Machine, 2005; voto: 2 su 5.

Una versione più cattiva dei White Stripes. Ma mi dicono veramente poco questi due canadesi, che fanno un po' di rumore tra punk e rock. Purtroppo, si sa, a me il rock non piace...

DACM

Stéréotypie, 2004; voto: 3 su 5.

Da fuori, la collaborazione tra Peter Rehberg (Pita) e Tujiko Noriko era foriera di cose terribili. Invece salta fuori sì un disco non facile, ma si sono delle canzoni (!) in cui la vicina della giapponese ben si adatta alle asprezze dei suoni. Godibile.

Converge

You fail me, 2004; voto: 1 su 5.

Com'è che mi è capitato tra le mani questo disco? Mezz'ora abbondante di chitarre pesanti ed urla belluine di post metal hardcore quello-che-volete.

Venerdì 13 Maggio

Afterhours

Ballate per piccole iene, 2005; voto: 3 su 5.

Credo sia il primo disco degli Afterhours che ascolto per intero (lo so, non mi picchiate sul viso...). Non è male: si capisce bene perché Manuel Agnelli è una delle persone più importanti del panorama rock italiano. Ben suonato, ben cantato, buona atmosfera, coerenza nelle collaborazioni, il disco è certamente importante. Anche se non sono nelle mie scelte musicali, gli Afterhours sono "il" gruppo rock italiano.

Bob (Michel F Côté)

Unstable Friend, 2003; voto: 3 su 5.

come chiarmali? Blutronica? Una buona mescolanza di blues ed elettronica, con lo stesso spirito della folktronica, insomma. Si parte appunto da canzoni dolenti con accenti blues e soul e le si sporca con i soliti rumorini elettronici; il risultato non è troppo male.

Giovedì 12 Maggio

David E. Williams

Hope Springs a Turtle, 2004; voto: 3 su 5.

Mi ricorda molto buone vecchio cose dei Tuxedomoon, una simpatica mescolanza tra pop, classica ed avanguardia, con una voce piuttosto interessante a legare il tutto. Se non suonasse forse un po' troppo già sentito, sarebbe anche un bel disco.

Mercoledì 11 Maggio

Gigi

Gigi, 2001; voto: 4 su 5.

Lei, giovane etiope; lui, Bill Laswell. Lei canta melodie più o meno tradizionali, lui ci mette in sottofondo il suo dub. Il risultato è piacevole, non forzato, molto molto ascoltabile.

Martedì 10 Maggio

Bobby Conn And The Glass Gypsies

The Homeland, 2004; voto: 2 su 5.

È musica un po' sghemba questa, ma solo perché mescola in maniera saputa vecchi stili glam rock, disco e momenti soul. Non si capisce bene se ci fa o ci è; se ci fa (come sembra: produce McEntire dei Tortoise), bravo, ma lo scherzo è troppo serio per essere apprezzato; se ci è, poveri loro.

Povo

We are Povo, 2005; voto: 2 su 5.

I Povo fanno jazz; new jazz, o nu jazz, o come diavolo volete chiamarlo. Ma leggeeeeeeero... fino all'evanescenza. Si ascoltano come bere acqua fresca, Nicola Conte impazzisce per loro, e io li ho già dimenticati.

Lunedì 9 Maggio

Keith Fullerton Whitman & Greg Davis

Yearlong, 2005; voto: 2 su 5.

Durissimo: una lunga serie di brani tra l'inascoltabile e l'ambient estremo: sono registrazioni di improvvisazioni sparse, poi collassate in 45 minuti di musica estrema. Eccessivo anche per me.

Sabato 7 Maggio

A Frames

Black Forest, 2005; voto: 2 su 5.

Non si capisce se stiamo scimmiottando gli Interpol, o direttamente i Joy Division. Momenti di basso inbarazzanti per essere fotocopie di già sentito, il risultato netto è una scarsa inventiva ed originalità, cavalcando l'onda della moda.

Telegram

Telegram, 2004; voto: 3 su 5.

Un duo di Mestre che suona indie rock, che a momenti ricordano i La Crus, altre volte sono un po' più arrabbiati e rock. Sopra tutte, invernomuto, forse proprio perché si differenzia nettamente dagli altri brani alla ricerca di un percorso originale.

The Thermals

Fuckin A, 2004; voto: 1 su 5.

L'unica cosa positiva di questo disco di punk sporco e fracassone è che dura neppure una mezzoretta.

Athlete

Tourist, 2005; voto: 2 su 5.

Pop inglese tipo Coldplay. Ben suonato, ben cantato, ben arrangiato, pulito e carino. C'è a chi piace. A me no.

Venerdì 6 Maggio

Mogwai

Government Commissions: BBC Sessions 1996-2003, 2005; voto: 3 su 5.

Ora, il disco è bellino, contiene un po' di session del gruppo alla radio nazionale inglese (il disco si apre con la presentazione di John Peel). Però, in un mercato inflazionato, una casa del genere lascia un po' perplessi: a chi serve? Ai fan, ai completisti, e non certo a chi cerca nuovi stimoli.

Mercoledì 4 Maggio

Dzihan & Kamien

Fakes, 2005; voto: 2 su 5.

Dzihan & Kamien sono due tizi della scuola di Vienna; quindi battuta bassa, suoni levigati, confezione pulita. Da bravi scolari, hanno svolto molto bene il compitino di remixatori, come testimonia il primo disco che appunto raccoglie la loro opera di remix. Compito svolto con dedizione, precisione e rispetto; troppo. Poco interessante il risultato. Un po' più divertente il secondo, breve CD, che contiene rivisitazione dei loro brani da parte di un gruppo di jazz acustico. Ma, una volta tolti i suoni elettronici, ciò che resta è una musica jazz piuttosto ordinaria.

Martedì 3 Maggio

M.I.A.

Arular, 2005; voto: 3 su 5.

L'atteggiamento e la musica ricordano molto gli Asian Dub Foundation; ma chi canta è una sbarazzina signorina di palesi origini indiane (o giù di lì), e, a parte qualche occasionale leggerezza, si fa ascoltare con piacere e trascina con gioia il corpaccione mio a dondolare.
P.S.: Le origini sono Tamil, Arular è il nome di battaglia del padre "Tigre Tamil". Ciò spiega molte cose.

Lunedì 2 Maggio

Collection d'Arnell-Andréa

The bower of despair , 2004; voto: 3 su 5.

Fosse uscito vent'anni fa, avrebbe goduto dell'etichetta di Dark a pieno titolo, e forse anche con qualche notorietà. Nel 2005, questo disco sembra un po' fuori tempo massimo. Però non è brutto, ricorda molto, nella voce e nelle atmosfere, Siouxsie and the Banshees, e credo che qualche appassionato lo apprezzerà moltissimo.

Domenica 1 Maggio

vv.aa. (King Britt)

King Britt presents "Jazzmental", 2005; voto: 1 su 5.

Una compilation che vorrebbe aprire una nuova era più "sperimentale broken beats e jazzy" (come dice la stampa). A me, annoia parecchio, con tanta roba che pare già sentita.

Yuppie Flu

Toast Masters, 2005; voto: 2 su 5.

Continua l'accostamento degli Yuppie Flu alla canzone ed all'ascoltabilità. In eccesso: il risultato è un Indie pop rock sbiadito che assomiglia troppo a certe produzione internazionali (buffo pensare che per qualcuno questo sarà un pregio).

Camille

Le Fil, 2005; voto: 3 su 5.

Lei è una delle voci del progetto Nouvelle Vague. Qui è da sola, e bjorkeggia alla grande, in maniera oserei dire imbarazzante. Un clone puro, ma decisamente più sbiadito, di Medulla: voce in primo piano, arrangiamenti scarni per non dire assenti, molte voci suonate a tenere ritmo e riempire gli spazi. Divertente, se appunto non fosse già stato fatto meglio da un diavoletto islandese.

The Books

Lost and Safe, 2005; voto: 4 su 5.

Folktronica, glitch-pop, siamo lì. Ma c'è qualcosa in più, forse grande consapevolezza dei propri mezzi, un po' di sghembitudine aggiunta, qualcosa che fa risaltare questo disco sopra gli altri del genere. Molto divertente.

Adrian Belew

Side One, 2005; voto: 2 su 5.

Adrian Belew è un grande chitarrista; quando lavora con i King Crimson, non è secondo a sua immensità Robert Fripp. Poi fa anche musica da solo, come in questo caso, spesso dignitosa, ma altre volte, come in questo caso, brutta. Scimmiotta troppo da vicino il manierismo dei King Crismon, senza avere il guizzo di questi ultimi.

Lunedì 2 Maggio

Dan Brown

Il codice Da Vinci

Mondadori

Si capisce perché questo libro sia ancora adesso in cima alle classifiche: un thriller, un argomento spigoloso, continui colpi di scena. Poi uno guarda cosa c'è sotto, e scopre una trama semplice e lineare; che sono più di vent'anni che Martin Mystere racconta le stesse cose; che, grattata via la religione, trovi il solito mestiere del tipico scrittore americano di thriller; che dopo tutto c'è nulla di particolarmente eversivo. Insomma, un romanzo consolatorio e conservatore, che nulla di interessante aggiunge alla confezione patinata e lustrata.

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